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Una parte complessa del mio lavoro di consulente immobiliare è aiutare il venditore a dare il giusto prezzo al proprio immobile. Ci sono delle percezioni errate, a cui tutti vanno incontro quando mettono in vendita la propria casa, che io devo in qualche modo aggirare per portare il cliente a vendere con successo.
In particolare, in questo articolo mi soffermerò su due errori che portano a una stima esagerata della propria casa:
- aspettare di fare “il colpaccio” con l’amatore o lo straniero a caccia di un angolo di Dolce Vita
- aggiungere all’immobile il valore affettivo che si è creato durante gli anni trascorsi in quel luogo, oltre al costo di ogni singola miglioria apportata.
Procediamo con ordine.
Può sembrare paradossale, ma c’è chi spera che esista un riccone americano, un po’ come si vedeva nelle commedie di Totò, o un emiro arabo interessato a spostarsi nella nostra provincia per trovare un immobile in un contesto autentico e, grazie alla sua ampia disponibilità di spesa, che accetti d’acquistare a un prezzo molto al di sopra di quello fissato dal mercato locale.
Espressa a parola, l’idea mostra tutta la sua assurdità perché anche chi viene dall’estero per acquistare in Italia lo fa dopo aver consultato esperti, con dati alla mano, non più con l’approssimazione che forse si usava un tempo. Però, nonostante questo, molti ci sperano in cuor loro e io ho il dovere di spazzare via certe idee semplicemente perché, se covate a lungo, porteranno il proprietario dell’immobile a non vendere mai.
Tutti oggi sono informati, perciò proporre cifre irreali non troverà risposta prima o poi, ma darà come unico risultato allungare inutilmente il tempo di vendita. Cosa comporta questo? Che i possibili acquirenti inizieranno a pensare che l’immobile ha qualche problema, magari nascosto, e che non vale la pena di essere acquistato. Si accumuleranno, quindi, percezioni errate, dovute a valutazioni errate, che andranno contro il venditore.
Il secondo errore è ancora più comune e consiste nel decidere il prezzo unendo al valore dell’immobile quello affettivo e le migliorie fatte negli anni. La cifra che ne uscirà sarà per forza errata.
Mi è capitato di vedere un giovane cliente che aveva acquistato fuori prezzo una casa da ristrutturare totalmente: aveva fatto i lavori necessari e al momento di rivendere chiedeva un prezzo fuori mercato. La zona in cui sorgeva l’immobile non era di grande valore – anche questo conta – e non si poteva uscire da un dato prezzo al metro quadro, ma lui queste valutazioni non le aveva fatte. Semplicemente aveva calcolato i suoi costi: soldi, fatica, emozioni che l’immobile gli aveva suscitato. Bisogna invece pensare che le nostre migliorie all’acquirente potrebbero sembrare brutte e non necessarie; in esse egli vedrà una spesa, non un valore aggiunto.
Per evitare tutto questo ci si affida a un professionista, come in ogni campo della vita: noi sappiamo cosa è giusto e cosa è sbagliato, non ci facciamo fuorviare dalle nostre emozioni e dal nostro vissuto, come è normale che sia. Il consulente immobiliare si prende carico dei nostri obiettivi e sa che per raggiungerli deve muoversi in modo diverso: valutare in base a come gli altri valutano, nel mercato appunto, per farci trovare da chi ci sta cercando e permetterci di vendere bene.
Per valutare un immobile bisogna confrontarlo con gli altri immobili in vendita nella stessa zona: per fare questo io uso un programma che fornisce dati aggiornati sui prezzi di vendita non proposti al pubblico, ma dei rogiti realmente effettuati. Su tali strumenti mi baso per fissare un prezzo d’acquisto verosimile, che incontrerà l’interesse dei potenziali acquirenti.
Per concludere, cosa vuol dire vendere bene? Vendere con il giusto guadagno, in tempi veloci e seguendo l’iter corretto, che ci permette di stare sereni.
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